Come
si inizia a scrivere? Non è chiaro, forse si inizia perché si coglie
nell'ambiente in cui ci si muove qualcosa che sorprende anche se è usuale,
quotidiano.
Vivo
per conto mio da poco perché così è capitato: alcune cose iniziano, altre anche
se lentamente, finiscono. Così, nell'appartamento dove sono, ho rapidamente
costituito uno zoccolo duro di comodità minime per poter sopravvivere. Mi faccio
da mangiare, in genere su larga scala per usufruire di cibi pronti secondo il
mio gusto; per cui ho il frigorifero e soprattutto il congelatore già pieno di
broccoletti stufati, pomarole piccanti, minestre di legumi e, soprattutto, il
pane del mio panificio preferito dove ti vendono, se sai cosa chiedere, degli
sfilatini ben cotti di pasta gialla morbida e compatta, leggermente umida e
fragrante. Poiché non è facile arrivare all'ora giusta per averli, quando ne ho
l'occasione ne acquisto una quindicina e li congelo subito, meglio se ho la
fortuna di averli ancora caldi e umidi. Fin qui tutto bene! Il trauma sorge
quando arriva il momento della cena. Mentre sto scolando la pasta e la irroro di
una splendida salsa cotta lungamente a fuoco lentissimo, mi ricordo di non avere
ancora scongelato il pane: apro il sofisticatissimo forno a microonde combinato,
trovo il giusto bilanciamento tra grill e microonde e … via, dentro il panino.
Mi siedo affamato e inizio ad assaporare gli spaghetti cotti al dente. Nelle
orecchie ho il modulato suono del ventilatore interno del microonde che si
contrapponte al carico del magnetron. Poi, tra una forchettata e l'altra,
finalmente arrivano i quattro bip che mi avvisano che il pane è pronto: questo
mi rassicura, perché mentre sto ancora armeggiando con gli spaghetti (e io non
sono uno di quelli che li mangiano accompagnati con il pane) mi riprometto di
non alzarmi per prelevare il contenuto del microonde fino a che non ho finito il
primo, per assaporarlo dopo, con lo speck affettato a mano. Ma il mio fornetto
no!, lui non te lo permette, si accorge che non hai ancora aperto lo sportello e
- nelle sue intenzioni - ti avvisa di nuovo, ma l'effetto emotivo è diverso: hai
presente quando sei seduto sul divano rilassato e arriva tua moglie e ti chiede
se hai fatto ciò che ti aveva chiesto? Tu normalmente le rispondi: "tra un minuto!" ma, trascorso
il minuto, risenti la sua voce che scava nella tua coscienza e che ti chiede:
"allora?, il minuto è passato!". Il mio forno a microonde è una versione, nello
stretto ambito culinario, di una moglie: se non mi alzo per prelevare il pane,
lui (ma a questo punto potrei dire: LEI) mi richiama all'ordine con un nuovo
Bip. Posso ignorarlo, posso riprendere il filo del pensiero precedente, ma
quando ormai l'attenzione è già di nuovo convogliata verso la pasta e mi sto di
nuovo rilassando assaporandola, eccolo di nuovo: "Bip" cioè e come dire: "Allora
hai fatto? È gia passato il minuto". Ma con il forno non ci posso discutere,
posso solo alzarmi per zittirlo.
Ma
ora che ci penso, anche con mia moglie...
Nessun commento:
Posta un commento