22 apr 2010

Considerazioni after Agorà, il film su Ipazia

Ieri ho avuto la fortuna di essere uno dei primi in Italia a vedere il film Agora di Amenabàr.
Non sto a citare la storia che è reperibile in molti siti; mi ha colpito invece la notevole distanza tra ciò che ho visto e ciò che invece sembra aver percepito il resto del pubblico.
La vicenda oltre a ruotare intorno alla figura di Ipazia, ruota intorno al gruppo dei Parabolani, una sorta di reietti, fanatici della religione di Cristo, appoggiati dal Vescovo Cirillo, probabilmente un antesignano dei vescovi-conti.
La reazione di chi ha guardato il film è stata l'associazione semplice e veloce tra il fanatismo religioso e la fine della civiltà, o meglio l'inizio della sua fine.
La cosa non mi aveva convinto, nemmeno a caldo.
La religione posta come origine del male non era il paradigma corretto. Il male era l'ignoranza, anzi il male era il fatto che ci fossero dei reietti che si fossero identificati sotto un credo alla ricerca di un'identità altrimenti non esistente. Il fatto di essere reietti produce il famoso fenomeno della torre assediata. Il pretesto di essere nel giusto poi è il motore di aggregazione e la sopraffazione per sopravvivere il legame e la scusa del proprio esistere. La definizione più corretta anziché reietti è forse "Randagi Umani".
I randagi come noto hanno due comportamenti antitetici, determinati solo dal fatto di sentirsi in massa critica o al disotto, se sono al di sotto della soglia di sicurezza sono miti e ringhianti pur di non avvicinarsi troppo, se sono al di sopra diventano feroci ed aggressivi e normalmente si nutrono con rabbia distruttiva di tutto ciò che non possono avere, deturpandolo e vanificandolo per renderlo almeno inferiore a loro.
Mi sono posto il problema: a chi dare la responsabilità di uno stato di vita emarginata come quella?
Ho avuto la ventura di scambiare due chiacchiere con U. Eco a proposito di questo film. Giustamente mi faceva notare che i Parabolani (non ho cercato ancora l'etimo, ma a senso credo che significhi emarginati) erano gente rozza e retrograda, ignorante e pericolosa. Mi va bene, il giudizio oggettivo è corretto, ho aggiunto in cuor mio che, con il Credo sempre sulla bocca, cercavano prima di ogni scelleratezza una ragione per permettersi di distruggere e insozzare con la loro ignoranza ciò che già avevano deciso di corrompere e distruggere: si trattava solo di trovare un elemento formale, nella religione che faceva da vessillo, per poter fare tacere il demone che li divorava. Una specie di bigotto che si confessa per prepararsi a peccare di nuovo, forse di più, dei Torquemada ante litteram. In effetti, non so se lo abbia fatto scientemente, il regista dipinge molto bene in molte scene la rabbia distruttiva e il rancore dei Parabolani verso gli "Aristoi", Parabolani alla ricerca di un frammento di verità dogmatica, sufficiente per ricavarne una scusante morale che in realtà diventava solo una scusante comportamentale.
A questo punto, se non è la religione la colpevole, ma essa risulta essere solo la bandiera scelta per compiere scelleratezze, a chi va la responsabilità dell'esistenza dei Parabolani? L'emarginazione è un problema non ancora risolto e che si ripreseta ciclicamente; se ci guariamo intorno vediamo che anche ai nostri giorni il fenomeno esiste ed è anzi in crescita.
Il disprezzo verso i Parabolani si sprecava nel pubblico. Ma se è facile porsi con disprezzo verso eventi del passato che ci sembrano così lontani da poterci permettere di essere fortemente discriminatorii, attribuendo al fanatismo (che sicuramente non era partrimonio personale per la gran parte degli spettatori) ciò che in realtà è solo del Randagismo Umano commettiamo un errore di valutazione verso l'ideologia/religione, dandole una colpa non sua e creando così i presupposti perché il problema di un Randagismo così pericoloso si ripeta venendo di nuovo interpretato come fenomeno culturale quando invece è un fenomeno sociale.
Noi dalla nostra posizione di auto-definenti intellettuali facilmente discriminiamo i Randagi Umani, che hanno un comportamenteo per noi assolutamente incomprensibile. Ma se li confrontiamo con noi, loro hanno una capacità di organizzarsi e di creare vincoli di fratellanza finalizzati alla sopravvivenza superiori ai nostri, anche se fatti a spese di ciò che loro percepiscono come ambiente/foresta dove nutrirsi predando e cioè fatti a spese dei gruppi sociali antagonisti preesistenti che loro percepiscono come qualcosa di assolutamente estraneo, forse né più né meno che un gregge di pecore (pericolose) da tosare o scannare.
L'atteggiamento dei "Randagi umani" è di auto escludersi da ciò che è bello. Il bello è peccato, il bello è impossibile, il bello può essere solo l'immagine del demonio che attrae e confonde; non è possibile per l'uomo (ciè il Randagio)creare il bello, il bello può distrarre e fare abbandonare il branco unica sicurezza. Ed anche se un volta si ha a disposizione il bello, come usarlo? Quando lo tocchi scappa/si rompe/si sporca/sei un ladro. Ecco tracciati alcuni pensieri possibili della gabbia di un Randagio Umano.

Oggi, che ci troviamo in una situazione che comincia ad essere fortemente permeata da fenomeni simili e il Randagismo Umano sta diventando un fenomeno percepibile con le aggressioni soprattutto ai danni delle donne, cosa stiamo cercando di fare per togliere l'assedio psichico che i Randagi Umani hanno costruito dentro e intorno a sé?
La domanda che mi pongo ha senso se viene accettato il modello sociale e se questo viene ben definito e arricchito di attributi. Il modello ideologico non funziona perché non c'è ideologia o se c'è è solo un vessillo.
Anche nella storia recente la visione scorretta del modello sociale, travisato nel modello ideologico ha prodotto dei giudizi scorretti. Gli atteggiamenti complessivi nei confronti delle situazioni che si sono create anche nel passato recente sono stati spesso se non sempre di lotta ideologica, ognuno ha imbracciato come arma l'ideologia opposta mentre questa era in realtà, ora come allora, solo un segno contraddistintivo del gruppo sociale di appartenenza. Tutt'altro invece è sempre stato il modello sociale all'origine di ciò (il gruppo non ha nulla a che fare con il ceto sociale di marxiana memoria, il gruppo è qualcosa che si crea per fattori contingenti magari continuati: un gruppo di sbandati dell'esercito, un gruppo di emigrati non integrati, qualsiasi situazione in cui ci siano maggiori garanzie di sopravvivenza che come singoli individui).
L'errata valutazione nello scegliere il modello ideologico invece del modello sociale annebbia la vista di chi compie l'analisi: usciamo infatti da un'epoca (attenzione che ho usato "usciamo") in cui l'ideologia ha pervaso anche la scelta di dove acquisto l'insalata. Non possiamo però permetterci il ripetersi dei medesimi errori che invece stanno emergendo inmodo drammatico. Non è ciò che l'uomo pensa a farlo agire male o bene. A farlo agire male o bene è il contesto sociale nel quali vive e che gli impone di fare scelte che possono essere diplomatiche se le condizioni lo permettono ovvero che siano aggressive nei confronti degli altri, vuoi per solitudine, per paura, per piaggeria o altro se la situazione è invece al limite della sopravvivienza, ma l'ideologia è solo un'espressione dell'identità del branco di Randagi Umani che si uniscono sotto di essa.
Il paradosso finale del passato è che le ideologie, quando i modelli sociali cambiano e le rendono superflue, diventano la scusa con la quale occultare i crimini più odiosi commessi, portati avanti solo per odio e per interesse. Se rintracciamo invece i modelli sociali che stanno sotto l'uso delle ideologie, possiamo più facilmente scoprire i problemi e le piaghe endemiche che possono tornare ad affliggere un popolo.

Un altro fattore che ho notato, che mi gira nella mente da un po' e che è stato un po' il perno della chiacchierata con U.E.: molte rivoluzioni dissennate sono state fatte all'insegna della negazione della tradizione e innalzando la ragione come unico giudice. Nel film, i Parabolani, per quanto parlassero costantemente di fede, in realtà parlavano con la poca ratio che possedevano e che suggeriva loro di essere nel giusto se e solo se (e questo dava loro l'autorità "divina") agivano nel nome di Dio/Cristo/Popolo/Proletariato/Patria/etc.
In tale contesto l'uomo, spesso in qualità di "Randagio Umano", si arroga improvvisamente il diritto di cancellare la tradizione, distruggendo tutto senza distinzione: lo abbiamo visto con le fasi più buie della rivoluzione Cinese e di quella Russa, con quella Francese, e in misura non minore con l'avvento della religione cristiana, che ha prodotto (o è stata compagna di...) non minori sconvolgimenti sociali economici e culturali rispetto alle più violente rivoluzioni che la storia ricordi. Ma spesso l'ideologia è stata solo la compagna di un gruppo di "Randagi Umani"