19 apr 2002

Ancora sullo sciopero del 16/04/02

Si tratta di un vecchio post recuperato da un Backup del mio primo sito.
Lo trascrivo perché è interessante leggere come la realtà di quell'epoca (vista dal mio punto di vista di allora e che oggi posso sicuramente dire "Acutissimo") fosse l'antefatto di quella di oggi e di come nessuno comprendeva la portata delle scelte di allora.



Mi vengono in mente moltissime cose a proposito dello sciopero generale

SCIOPERANO

  • i dipendenti del pubblico impiego
  • I ferrotranvieri (dipendenti pubblici anch'essi)
  • GLI AEROPORTUALI E TRASPORTO AEREO
  • Anche i dipendenti della grande industria.
  • Gli insegnanti
  • Gli studenti (sciopererebbero)
  • Gli ospedalieri
  • Probabilemente i dipendenti del senato e dei ministeri.
  • Le poste.
  • I BANCARI
  • I GIORNALISTI
  • I dipendenti RAI inclusi i suoi GIORNALISTI (i soli giornalisti sono, non ricordo bene se 1500 o 5000: una media dai 5 ai 17 per localizzazione se calcoliamo 150 localizzazioni in Europa+USA, e 150 nel resto del mondo)
  • E tutti quelli che già hanno un posto di lavoro NON sono toccati minimamente dalle modifiche dell'articolo 18. Sono molti: secondo molte fonti sono 10 Milioni circa, secondo altre 7-8 Milioni.

NON SCIOPERANO (o per lo meno la maggior parte di essi non sciopera!)

  • Coloro che trovano lavoro, per pochi giorni e mal pagati, attraverso le cooperative (a cui devono lasciare una parte dei loro introiti).
  • I DISOCCUPATI (magari sciopererebbero anche loro, ma chi se ne accorge!)
  • Coloro che hanno un contratto a termine (sistema inventato dai governi precedenti: non rischi di essere licenziato, sai già quando sarai senza lavoro, meglio, c’è meno stress!! )
  • I/le dipendenti dei Call Center: normalmente donne laureate, sotto utilizzate e sotto pagate ma senz’altro frustrate nelle loro aspettative.
  • I dipendenti con contratto di formazione.
  • I collaboratori continuativi (che non sono assunti) e sono guardati dall’INPS con sospetto; per molti anni hanno avuto il privilegio di essere considerati dalle strutture pubbliche al pari degli imprenditori e di pagare il massimo di ogni scaglione, dalle scuole e università alla sanità etc.
  • I collaboratori occasionali.
  • I lavoratori stagionali.
  • I dipendenti delle aziende con meno di 15 dipendenti (credo che il grafico, che descrive la distribuzione per scaglioni di numero di dipendenti delle aziende, abbia una voragine tra i 15 e i 25 dipendenti!! )
  • Molti dipendenti MEDIASET inclusi i suoi GIORNALISTI (che sono solo 500!!)
  • Forse i dipendenti dei Mecdon….
  • Gli avventizi.
  • I lavoratori dell'economia sommersa, sottopagati e sfruttati.
  • Le prostitute.
  • Il piccolo contrabbando.
E molti di costoro sarebbero AVVANTAGGIATI dalle modifiche dell'articolo 18.
Sono molti: secondo alcune fonti sono circa 10 Milioni, sono tanti, e non possono fare uno sciopero in sostegno della modifica all’articolo 18 .

Categorie privilegiate che scioperano per non dare alle categorie Sfruttate Emarginate e Vilipese il diritto prima di tutto ad un posto di lavoro in sé e per sé, poi ad averlo con più dignità, più facilità, più diritti e più remunerazione!!

Hai scioperato? Puoi immaginare cosa penso di te!!

...e i sindacati cosa dicono?

Se poi parliamo dei rappresentanti sindacali… è proprio di ieri l'intervista a Cofferati (all'epoca non era ancora stato il sindaco di Bologna!) che accusa l'industria di "lottare" per dare prodotti e servizi a prezzi sempre più bassi: questa è, secondo lui, la causa della contrazione del mercato del lavoro.

Gli imprenditori e gli industriali, sempre secondo il suddetto, devono orientare la loro produzione verso prodotti e servizi a più alto contenuto e valore aggiunto, in modo da espandere il mercato del lavoro.

Domande esplorative!

  • MA CHI ESCOGITA TALI PRODOTTI?
  • A CHI POTRANNO ESSERE VENDUTI?
  • CON QUALE FORZA LAVORO VERRANNO PRODOTTI?

Le risposte sono chiare:

  • Li escogitano gli imprenditori /industriali usando bacchette magiche e “cervelli elettronici” (non sono ancora stati inventati, ma pazienza) !!!
  • Li venderanno a tutti (ma non a prezzi bassi, altrimenti si contrae il mercato!), così il mercato del lavoro si espande .
  • Li produrranno i lavoratori, quando avranno il tempo di farlo, tra un corso di aggiornamento/riqualificazione professionale e l'altro!!!
Ovviamente i lavoratori rinunceranno a lauti stipendi a favore di nuove assunzioni e spenderanno tutto quello che guadagneranno nei nuovi prodotti ad alto contenuto per sostenere il mercato!!!


Bello!!!! Mi pare di avere letto qualcosa di simile in Perrault o forse nei fratelli Grimm !!! No, non Andersen, lui era triste, non era senz'altro lui: i suoi eroi finivano sempre male: proprio come nella realtà.

Luca



Nota:

Allego la risposta di un mio carissimo amico che ha mosso delle obiezioni veloci e pertinenti:


In effetti, caro Luca, questa tua riflessione sullo Sciopero mi sembra un po' una stronzata... Non mi arrabbio ( per carità, vivo bene lo stesso) e fai benissimo a non stare zitto (mi fa sempre piacere sentirti), ma una stronzata è una stronzata, anche detta da un amico incazzato. Scusa, ma non era uno Sciopero Generale? e da quando esiste il concetto di Sciopero Generale è ovvio che scioperano le categorie più organizzate che, logicamente, sono anche le più "forti" e, se vogliamo, di fatto anche le più garantite. E' nella logica dello strumento di lotta (o di protesta, chiamalo come vuoi): i più forti e organizzati si mobilitano per gli interessi loro e di TUTTI (secondo la loro visione, che può anche essere criticabile nei contenuti politici, ma loro la pensano così e ne hanno il diritto), anche negli interessi dei più deboli e disorganizzati che non sono "tecnicamente" in grado di scioperare. Per fare uno sciopero generale ci vuole un c.... di organizzazione spaventosa, mica basta dirlo. Siete liberi di essere contrari ai contenuti dello Sciopero (tu, Ferrara, qualche mio collega, La Russa, Valeria Marini, anche un bel po' di poligrafici o petrolchimici, Christian Vieri, molti lattai...) ma che poi lo sciopero lo facciano qualche milione di persone, tra cui soprattutto categorie solide e strutturate sindacalmente mi sembra ovvio. Una sola domanda: ma come c.... facevano a scioperare i disoccupati?

Ti amo


Questo è il mio pensiero di risposta

Se si parla di lavoro non si può parlare solo di lavoratori, si deve parlare anche dell’industria che dà lavoro ai lavoratori!

La situazione dell’industria in Italia non è tale da fare supporre che ci sia una volontà a mantenere il tasso di disoccupazione elevato, nessuno ha benefici da ciò!!
Invece, le eccessive garanzie concesse alla categorie privilegiate (tra cui metto anche coloro che hanno avuto le “baby pensioni” che il sindacato ha difeso strenuamente!) hanno lentamente portato fuori mercato l’industria e il prodotto italiano standard, permettendo la sola sopravvivenza del cosiddetto Made in Italy (prodotto di lusso o tecnologico).

L’industria che produce beni di non “elevato contenuto” (specie se di largo consumo) si è lentamente ma inesorabilmente trasformata in varie categorie di cui alcuni esempi (seguendo una gerarchia del “ di male in peggio ”) sono:
  • Aziende entrate a fare parte di gruppi multinazionali (la proprietà, l’alta dirigenza, le politiche di acquisto delle materie prime sono state spostate all’estero).
  • Aziende che hanno portato all’estero la loro produzione (fenomeno ormai comune a molte produzioni anche in altri paesi), per mancanza di competitività.
  • Aziende di cui sono stati chiusi i comparti produttivi e sono rimasti solo sistemi distributivi commerciali.
  • Aziende le cui società di ingegneria sono diventate le sole entità in grado di vendere un prodotto (in tale modo l’unico valore aggiunto residuo sul know how rimane il margine sulla vendita dei macchinari e non sul prodotto generato dal know how). Le stesse aziende, invece, non sono più in grado di dare un prodotto competitivo derivato da tale know how, la sua produzione - che come è noto genera un margine in genere continuativo e quindi più interessante anche sul piano dell’economia e del benessere sociale a scala nazionale - non è più competitiva e quindi cessa.
  • Filiali distributive di prodotti interamente esteri.
  • Migrazione di Studiosi e tecnici Italiani verso l’estero.

I nostri politici

Tale processo che da molti politici del recente passato veniva fatto passare come processo naturale nell’economia mondiale attuale, in Italia è patologico: esistono pochi casi di consolidamenti italiani verso l’estero e la maggior parte di questi consolidamenti sono verso nazioni povere e meno avanzate (così per lo meno ci vantiamo!) economicamente e tecnologicamente, (Telecom, Fiat degli anni pre-Chrisler, e altre i cui nomi ora non mi vengono in mente, insegnano), mentre le altre nazioni europee o d’oltre oceano consolidano verso paesi allo stesso livello.
Questo è un sintomo gravissimo del malessere della nostra industria e soprattutto della nostra società e non si può, come è sempre stato fatto, dare la colpa solo all’imprenditoria!
Non si può nemmeno dire che il nostro management non sia capace di gestire la cosa, visto che è comunque apprezzato e ricercato dalle aziende straniere che vengono a porre le loro basi qui quando addirittura non viene richiesto anche fuori dall'Italia.

A questo punto dov’è il nocciolo del problema?

  • Perché non riusciamo più a produrre un detersivo in Italia, chimica fine, farmaceutici, polimeri di buon livello come quelli della Montedison di 30 anni fa?
  • Perché non produciamo più elettricità?
  • Perché i nostri prodotti alimentari famosi in tutto il mondo sono imitati da tutti, ma all’estero non si trovano se non in negozi che sembrano oreficerie?
  • Perché importiamo pomodori (i nostri pomodori a grappolo) dall’Olanda e dalla Spagna?
  • Perché si gira per l’Europa e per il mondo e non si trovano i vini Italiani (o per lo meno si trovano meno etichette di vini Italiani che non provenienti dal Sud Africa o dall’Australia)?
I racconti dei nostri telegiornali sono solo fantasie: all’estero l’Italia è nota solo per la nazionale di calcio e gli spaghetti (salvo in Cina dove è nota solo per la nazionale!). In Cina non è arrivata nemmeno la Fiat, i prodotti Italiani non esistono!! Se racconti ad un Americano medio che la Ferrari è italiana non ci crede!!!

Chi non è d’accordo con questa visione dovrebbe andare all’estero (esclusa NewYork) non da turista o da Mega dirigente quando tutti ti “lisciano”, ma tra la gente normale per scoprire cosa conta l’italia (o cosa ha contato) nel panorama mondiale: quasi nulla (la funivia del Cermis insegna!)

La nostra industria e la nostra agricoltura negli ultimi 10 anni hanno considerevolmente perso di peso in Europa, anche di fronte a nazioni come la Spagna che ieri era molto arretrata ed oggi ci sopravanza in molti settori.

Il nostro turismo sta decadendo in modo clamoroso, non siamo in grado di dare servizi o prodotti che eccitino la fantasia di chi decide un viaggio di piacere. Se si pensa ad un museo, credo, il 90% della popolazione modiale pensa alla Francia o a Londra o a New York.

Questo slittamento della nostra economia ha tenuto fuori chi non era già dentro, mentre l’ubriacatura di garanzie di chi era dentro ha generato -  per anti-economicità del sistema - la mancata apertura/ampliamento di nuovi stabilimenti/attività e addirittura la chiusura di molti, e quindi ha continuato a mietere vittime spostando Lavoro verso Disoccupazione: poche alla volta, ma in modo inesorabile.

Visione del lavoro in Italia

Che risposte date a questi “perché”? Lasciamo perdere dubbi attorno all’integrità dei nostri governanti e dei loro opponenti!
Ritengo che negli ultimi 30 anni la visione del lavoro in Italia è stata distorta e si è spesso più allineata con la visuale di chi forniva la prestazione che con quella di chi utilizzava il prodotto/servizio che veniva offerto: cioè è stato travalicato l’intendimento dello spirito sindacale! Basti pensare ad atteggiamenti che spesso si trovano tra il personale che percorre il ciclo di studi dei nostri figli o il nostro utilizzo dei servizi pubblici. La sensazione che si ha in molti casi è che è più importante la contrattualistica del lavoratore che il servizio stesso, con notevoli differenze tra Nord e Sud. Il concetto di prodotto si è perso e con esso il concetto di economia, a favore di un concetto di corporazione. Chi non ha avuto la possibilità per varie ragioni di entrare nelle categorie privilegiate, è rimasto fuori dalla porta perché non facente parte della corporazione, anzi è stato tenuto fuori dalla porta o vi è stato messo, anzi è stato spesso usato come strumento per colpevolizzare l’avversario o addirittura per dare la colpa all’avversario.

Ora gli ubriachi vogliono attribuire ad altri la colpa per il fatto che non c’è più vino, e soprattutto perché non ne è rimasto più da dare a quelli che erano rimasti fuori. Sembra di essere più in un osteria dove gli avventori cercano di convincere chiunque passi loro a tiro ad ubriacarsi.

E’ giusto che anche chi è privilegiato chieda nuovi diritti e maggiori benefici; quello che trovo indecente e immorale è che certuni facciano gli scandalizzati se tali privilegi possono essere negati, avere termine o anche solo essere ridotti.

Se gli Italiani prima di pensare a se stessi cominciassero a pensare all’Italia?
(già ma questo è nazionalismo di destra!)
In queste condizioni c’è rimasto solo da dire: VIVA l’Italia (nell’accezione: “Lei, speriamo che se la cavi!” )



Ancora sullo sciopero (da una trasmissione della RAI 2 )



Se vuoi maggiori informazioni sull’ art 18 etc. visita pure il sito della CGIL (i link sono stati scollegati perché non più esistenti):

(sito della CGIL, se leggi tra le righe ti accorgerai che la modifica all’art 18 dà molte possibilità in più ai lavoratori emarginati )

L’art 9 della delega per le modificazioni all’art 18 se viene letto nella sua versione integrale prevede una contrattazione: cosa c’è diverso dall’odierno contratto collettivo nazionale del lavoro? vedi : (sempre CGIL!!!)


Conclusione ai giorni nostri (2014)

Ho recuperato questi post perché oggi hanno avuto conferma delle mie previsioni/visioni
L'amico (che mi è caro anche se non riesco mai a vederlo!) cui manderò il link di questo articolo solo per vedere cosa dicevo ben 12 anni fa potrà fare le sue considerazioni.

Una ulteriore considerazione

La cosa più curiosa è che quando parlo di Politica, Società, Economia, Finanza, Monetarismo etc. ancora oggi, la gente (gli amici e conoscenti) non mi crede o sottovaluta ciò che dico e si difende - nella sua passività - affermando che parlo di cose TROPPO complicate o che faccio previsioni TROPPO catastrofiche perché gli esperti dicono cose differenti da ciò che rilevo io nella realtà odierna, di quello che accade ancora oggi!

A costoro è dedicata questa reminiscenza, perché ascoltino più attentamente ciò che vedo/scopro/intuisco del nostro sistema in disfacimento

16 apr 2002

Sciopero del 16/04/02

Si tratta di un vecchio post recuperato da un Backup del mio primo sito.
Lo trascrivo perché è interessante leggere come la realtà di quell'epoca (vista dal mio punto di vista di allora e che oggi posso sicuramente dire "Acutissimo") fosse l'antefatto di quella di oggi e di come nessuno comprendeva la portata delle scelte di allora.


Trasmissione del 19/04/2002 su Rai2. Gestita da Santoro (soggetto ad ebbrezza passiva)

Prolegomeni (antefatto) 

Luogo: i cancelli della Breda di Sesto San Giovanni.

Situazione: picchetto (“no che cavolo picchetto” quello era “un presidio”, come ha ripetuto più volte uno dei presidianti il picchetto) davanti ai cancelli dello stabilimento della Breda di Sesto San Giovanni

Azione: si avvicinano più persone per nulla d’accordo con lo sciopero e vengono più o MENO gentilmente obbligati a rinunciare.

Affermazioni: se entri stai dalla parte del padrone ed altre banalità del genere

Curiosità: non ho capito se il giornalista era razzista, se lo ero io o cosa, ma coloro che tentavano di entrare erano completamente privi di accento (al mio orecchio di Milanese), mentre quelli che “presidiavano” avevano un forte accento (se non erro di una latitudine con valori inferiori alla mia). Curioso, ma è un dato di fatto, sarà che ormai gli operai senza accento non lavorano più alla Breda.

Paralipomeni (postfatto)

Luogo: una casa nei dintorni di Sesto San Giovanni.

Situazione: rientro da una serata di festeggiamenti.

Azione: la telecamera segue in una casa un gruppo di giovani (è il mio occhio che li vede tali, in realtà avevano circa 30 anni, età nella quale si dovrebbe essere maturi). Sorpresa!!! Uno dei giovani era nel picchetto, pardon “presdio” alla Breda, uno con un forte accento. Il giovane con il forte accento percorrendo il corridoio assieme al cameraman, è esaltato, probabilmente lo sciopero è andato benissimo, ha avuto un’adesione del 90% (uno di coloro che non volevano scioperare è riuscito ad attraversare il picchetto, pardon “presidio” e ciò ha fatto abbassare l’adesione VOLONTARIA allo sciopero).

Affermazioni: (del giovane con il forte accento) “Quando ho saputo che venivo a LAVORARE alla Breda sono stato felicissimo: IO, alla Breda, la culla delle lotte operaie degli anni 60 e 70, dove il sindacalismo ha trovato la sua forza. Dove gli operai sono arrivati ad imporre le loro lotte” etc etc.

Dubbio (mio): è sicuro il giovane (con il forte accento) che fosse venuto a LAVORARE alla Breda? Il concetto di lavorare non è semplicemente e limitatamente TROVARSI IN UN POSTO DI LAVORO CON UN SALARIO, come invece sembra essere il presupposto di base del giovane (che dovrebbe, data la sua età, essere maturo).

...a proposito se qualcuno può darmi dati circa la rilevanza che la Breda ha nell’attuale economia Italiana e mondiale (negli hanni 60 era uno dei colossi dell’industria Italiana), è il benvenuto. Io non ne sento quasi più parlare se non in queste occasioni.

Risultato

Forse le lotte operaie hanno prodotto il risultato voluto: importiamo analoghi prodotti dal resto dell’Europa, dagli USA e Giappone.

Le nazioni sorelle europee infatti appoggiano sempre tutte le azioni che impediscono all’Italia di trovare un equilibrio e una spinta. Insultano il nostro Premier (Berlusconi) perché chiede di avere il suo secondo rappresentante in Europa, e la sinistra invece di essere contenta che l’Italia abbia maggior peso, lo attacca, accusandolo di protervia; la politica della sinistra invece è improntata alla quiete, alla sensazione di tranquillità (come dice il buon, e soprattutto bel, Rutelli), la lotta deve essere solo contro i padroni (quelli italiani: non contro le multinazionali estere, NO, quelle sono politicamente corrette e raramente sono soggette a picchetti, pardon “presidi”).

Oltre a ciò la classe operaia e la sinistra SBANDIERANO L’APPOGGIO ESTERO COME UNA CONFERMA DELLA GIUSTEZZA DELLE LORO LOTTE.
Dementi!
Se un’azienda A (in questo caso l’Italia) alza i prezzi dei propri prodotti e decide di dare meno servizi, i lavoratori dell’azienda A (in questo caso i…lavoratori italiani) sono credono di lavorare meno e guadagnare di più; le aziende concorrenti (in questo caso le altre nazioni) ovviamente concordano perfettamente con una tale politica: i dirigenti dell’azienda A sono degli eroi e gli operai dell’azienda A hanno ragione: “troppo lavoro fa male”. In realtà gli uni sono degli im…… e gli altri dei co….

L’azienda A ha vita breve.
Sarà dura fare ritornare le cose a posto nell’azienda A.

E chi ci prova è un reazionario.

Pensateci!