30 lug 2013

Riaprire la caccia ai cinghiali

Sono alcuni anni che i cinghiali hanno ripreso a farsi vivi, troppo vicino alle abitazioni di chi vive in campagna.
Dall'anno scorso e nei mesi recenti anche da noi sono arrivati a meno di dieci metri e la cosa comincia preoccuparci, anche perché spesso non sono soli ma in gruppo e pertanto pericolosi quasi come un branco di lupi. Qualcosa è cambiato nel loro comportamento, qualcosa deve essere fatto per non sterminarli tutti ma per tenerne comunque lontani la gran parte (quella destinata a sopravvivere).

Memoria collettiva suina (e umana)

Ritengo che il comportamento dei cinghiali sia cambiato dal passato e stia ancora cambiando, diventando di generazione in generazione sempre più pericoloso in quanto sono animali non più cacciati, nei tempi recenti, dall’uomo. Stanno infatti diventando sempre meno timorosi dell’uomo e sempre meno memori dei tempi andati.
Ritengo che il fatto sia dovuto alla labilità della memoria collettiva e di quella dei cinghiali in questo caso particolare, soprattutto se sono stati - come si dice - incrociati con maiali semi domestici.

Se consideriamo che l’uomo stesso ha una tale labilità, figuriamoci i cinghiali. Infatti, se continuamente braccati nel passato per le loro carni e la loro pericolosità si erano rifugiati lontano dall’uomo, un lungo periodo di tregua nella caccia ha fatto loro dimenticare (compatibilmente con il termine e il cervello del cinghiale!) i periodi in cui ogni cinghiale che si avvicinava all’abitato era un cinghiale morto o ferito. sarebbe opportuno quindi ripristinare questa memoria di "terrore" negli esemplari attuali, per la salvaguardia di chi vive come me in campagna.

Ferire per abbatterne di meno.

Pertanto propongo a chi si occupa della limitazione della proliferazione, non soltanto di darsi da fare per abbattere in via definitiva i capi “fuori zona”, ma di adottare misure deterrenti/terrorizzanti nei confronti di quelli che si decide di mantenere in vita - anche per loro salvaguardia - con azioni che lascino di nuovo l'antica traccia di timore nei confronti dell'Umano, quali ad esempio:
  • ferimento in organi non vitali come ad esempio nelle cosce
  • abbattimento di solo alcuni capi di un gruppo (so che è pericoloso), come ad esempio della scrofa lasciando vivi cuccioli svezzati.
  • Ripresa della caccia coi cani (compatibilmente con la salvaguardia dei cani stessi)
Tali soluzioni, che sono meno cruente dell'abbattimento vero e proprio, diventano propedeutiche per i cinghiali sopravvissuti a non avvicinarsi alle abitazioni e continuare a considerare l’uomo come “off limits”. Questo li spingerà a rientrare nelle foreste inabitate e allontanarsi dalle coltivazioni di olivi, ciliegi e viti e soprattutto dagli umani per i quali cominciano seriamente a costituire pericolo.

Quattro passi nella Suburra

Ricordo a chi legge queste righe che noi, che viviamo in campagna, non siamo Obelix e anche se dei cinghiali pensiamo la stessa cosa, tale visione è può essere condivisa dal cinghiale nei nostri riguardi.
Se qualcuno è contrario a alle misure descritte, ne trovi di migliori. Se ritiene invece che il cinghiale sia sacrosanto, lo invito a venire a fare due passi di notte da me, tra gli olivi a notte fonda, quando è operativo e affamato.

Qualora invece abitando troppo lontano non ha modo di raggiungermi, se desidera provare la stessa nostra ebbrezza serale, scelga il quartiere più malfamato della sua città, indossi una catena d'oro al collo e dopo essere passato davanti ad un bar malfamato, si incammini per vicoli oscuri: quando sentirà un fruscio alle sue spalle e sentirà l'orripilazione istintiva del pericolo, proverà la nostra stessa ebbrezza.
Poi torni a queste righe e mi racconti.

... e poi, cosa credete che accada alla memoria collettiva di noi umani? nulla di diverso!