25 set 2011

Non voglio la Gelmini, voglio un tecnico per ministro.

La Gelmini ha fatto una gaffe e la serie di battute che ne sono fiorite è stata divertente e quindi il solito italiano chiede le dimissioni del ministro per manifesta incompetenza: secondo lui, lei non sa fare il proprio lavoro in quanto non esperta di fisica quantistica e della struttura del laboratorio del CERN dove si è svolto l'esperimento.
Suppongo che per ritenere così ovvia la sua richiesta, codesto esperto creda che tale materia venga insegnata anche alle elementari e che pertanto è argomento che tutti dovrebbero conoscere. Mi chiedo: è materia così triviale da essere anche nelle riviste che si trovano dal parrucchiere?
Oltre ad avere una errata valutazione sulla disponibilità di tali conoscenze, esso (non oso usare "egli"!) ha anche una visione particolare della gestione manageriale: fa parte di quella categoria di persone che continua a credere che per essere un buon gestore si debba essere innanzitutto un profondo conoscitore della materia da gestire: in pratica essere un tecnico esperto.
Ho avuto a che fare con tecnici che volevano gestire e - a parte qualche problema di comunicazione con il mondo esterno (esterno a loro stessi) e a parte una visione deterministica e razionale della realtà con nessuna corrispondenza effettiva con essa cui aggiungere in genere un'assoluta incapacità di gestire le persone - erano in grado di creare seri problemi anche alla realizzazione dei progetti. Eppure erano bravi tecnici, persone che non avrebbero mai detto ca...te sul laboratorio del CERN!
I tecnici sono le persone ideali da inserire in un organico gerarchico: quando scoprono che qualcuno ha conoscenze maggiori di lui, gli fanno una guerra spietata e senza esclusione di colpi: se trovano un tecnico con conoscenze maggiori delle sue, sono terrorizzati di perdere la loro supremazia! Spesso lottano contro le nuove generazioni. Forse è questo genere di manager che costoro sognano: quelli che tarpano le ali a chiunque possa volare più alto di loro.
Glielo auguro, è sempre divertente: non ti passano mai un'informazione, ti affidano compiti assolutamente al disotto delle tue capacità e parlano male di te con i capi!

6 set 2011

Scandalizzarsi!

Stavamo commentando su Linked In, tra esperti di formazione & Co., il successo che Antony Robbins ottiene con le sue perfomances e stavo ripensando a molte discussioni in cui qualcuno si scaglia contro chi approccia in modo non canonico un problema.
Sono molti i puristi in Italia che si scandalizzano di chi ha un approccio non rituale.
e in questo mi pare sempre che ci sia una punta di invidia e di incredulità.
Sembra quasi che ogni attività debba avere un canone da seguire che ne garantisca la perfezione escludendo ogni possibile evoluzione!
Non riesco a capire come il processo di miglioramento che tutti conosciamo per avervi assistito negli ultimi 100 anni, per molti Italiani sembri appartenere a favole che non fanno parte del loro mondo: per loro, i genii sono persone che sembra impossibile poter incontrare nella propria vita.
Per fortuna non è così.
Gli innovatori sono sempre dei frantumatori di schemi, i seri professionisti sono pedissequatori di schemi! E infatti qualcosa non permette loro di comunicare e non permette di fare l'effetto voluto.

Del resto anche nell'impresa e nell'industria si assiste ad un fenomeno analogo, Il successo tarda ad arrivare in Italia o diventa effimero. Forse la ragione risiede proprio nel fatto che troppe aziende e troppe professioni in Italia non son altro che la brutta copia di qualche innovatore; tale modus vivendi/operandi non permette di cogliere il fatto che l'innovazione è un processo che si crea e si vive; da molti viene invece percepito come un frutto/occasione che si raccoglie per strada (o forse è meglio definirlo un furto da furbetto), semplicemente perché è lì a portata di mano e si ottiene semplicemente copiando i gesti di chi tale successo lo ha già raggiunto.
Ma quando si adotta  un tale atteggiamento verso il fare innovazione, quasi sempre ci si avvicina ad un settore apparentemente nuovo solo quando questo ha già avuto successo e quando ormai può definirsi "maturo".

I gesti non sono tutto, ci vuole anche l'anima per suonare un violino



vedi anche: http://code001it.blogspot.it/2012/01/il-kaizen-materialista-delloccidente.html