24 mar 2015

Il conato di Jobs Act

Sto leggendo il Jobs Act e già dalla prima pagina sono rimasto inorridito, schifato e stupito dal modo con cui chi ha scritto tale testo considera la relazione Cittadino-Stato per quanto attiene al lavoro: noi, e lo si evince dai termini usati in tale testo, non siamo più in uno stato di diritto in cui i cittadini esercitano il loro diritto ad essere tali con l'esprimere le proprie capacità e il proprio senso di libertà e autodeterminazione anche attraverso un'attività produttiva, ma siamo diventati uno stato clientelare, feudale ed assistenziale dove il lavoro non è parte della vita di una persona ma un elemento di sussistenza che viene erogato da qualcuno e di cui lo stato si incarica per controllarne modi e limiti con cui esso viene "somministrato".
Questo è il termine che mi ha scandalizzato, il fatto che il lavoro possa anche solo in una delle sue forme, essere "somministrato", come fosse una nuova medicina sociale e non invece un'attività legata al senso di indipendenza e di autodeterminazione che dovrebbe essere il cardine dell'identità di ogni cittadino in uno stato moderno che voglia definirsi democratico!
Mi scandalizza il fatto che il lavoro si trasforma in una materializzazione spersonalizzante della relazione stessa tra chi ha bisogno di aiuto per la propria attività e chi lavora; mi scandalizza il fatto che tale termine sottenda una qualche forma di disponibilità-a-magazzino da parte di chi ha del lavoro da dare e relativi soldi degli stipendi e, sul fronte opposto, chi deve essere nutrito con il lavoro che ormai non è più un fatto dell'esistere ma solo del sopravvivere!
Il cittadino non esiste più, al suo posto c'è un questuante petulante a cui è necessario somministrare lavoro per tenerlo buono; non importa come esso sia, non importa la correlazione con la vita e l'identità.
Non importa più che nasca da un meccanismo di libertà e autodeterminazione di chi chiede aiuto offrendo un posto di lavoro e di chi offre aiuto con le proprie capacità per avere in cambio indipendenza e autosufficienza: la follia del legislatore - che traspare dal linguaggio usato - è quella del Deus Ex Machina che dall'alto della sua posizione, sposta e muove le pedine del suo gioco astratto, offrendo denaro di sussistenza regolamentato. Questo è forse il termine più corretto per indicare questo stato di cose: offrire denaro di sussistenza regolamentato, perché il lavoro non è più visto come un processo che crea evoluzione sociale, tecnologica, umana, economica in una relazione tra persone, ma solo come un processo per tenere a freno il malessere sociale; questo, evidentemente, non è proprio stato ancora capito in ciò che è: un profondo disagio non solo economico ma anche e soprattutto personale di significato nella propria esistenza, per coloro che si trovano oggi esposti alle bizzarrie del potere in quella che sembra ormai essere solo una corsa folle a cercare di chiudere falle che si creano nella nave su cui tutti siamo imbarcati usando, per chiuderle, le parti dello scafo che ancora non fanno acqua!