16 lug 2017

Genialità e gerarchie tecnologiche: due entità facilmente in conflitto!

A volte mi trovo a pensare che molto di quello che dico/penso sembri incredibile. Le mie competenze sembrano o millantate o assolutamente fuori dall’ordinario e risulta pertanto incredibile che siano appannaggio di una sola persona. E a volte persino a me!
Poi mi rendo conto che esiste una differenza profonda tra un tecnico di una qualsiasi materia e una persona che sa pensare (io ovviamente mi includo in questa seconda categoria!)

Tecnico Vs Pensatore

Un tecnico sa gestire problematiche note e quindi si rifà ad una scienza sperimentata, a una manualistica confermata da molte fonti ed esperienza.
Chi sa pensare (chi lo fa veramente!), affronta la realtà in modo completamente diverso: la realtà fornisce indizi, la realtà ha assiomi che sono comprensibili a pochissimi, forse quasi a nessuno. La realtà ha modi di manifestarsi che sono più spesso legati a come la gente tende a porsi in relazione con essa più che con le regole di una logica apparentemente inoppugnabile. Inferendo da tali assiomi, la realtà ha chiavi di lettura possibili e chiavi di lettura contradittorie. Il tecnico usa le chiavi di lettura note fino al momento in cui non sono rilevate essere contraddittorie. Ma per la loro verifica a volte passano ere tecnologiche e scientifiche, se non filosofiche. Per lunghi periodi teorie contraddittorie vengono tenute in vita perché mancano teorie alternative, ma per molti tecnici che hanno mandato a memoria tali teorie, cambiare e decidere di abbandonarle è sicuramente traumatico e sicuramente contraddittorio con il sistema di assiomi che fino a quel momento avevano accettato e che avevano sicuramente applicato e quindi difeso; a ciò aggiungerei che il sistema di conferma gerarchico (ad esempio accademico) che si costruisce dietro ad una teoria ormai matura (termine che eredito dall'economia nell'accezione "mercato...") dà la sicurezza che tale sistema è confermato, inoppugnabile e definitivo (quest'ultima cosa soprattutto è il grande inganno).

Conoscenza tecnologica e gerarchie organizzative

A ciò si aggiunga il fatto che, soprattutto in Italia, il concetto di potere, all'interno di una gerarchia in una qualsiasi organizzazione, poggi essenzialmente sulla conoscenza tecnologica e non sulla capacita di gestire competenze e relative persone depositarie di...(scusate la costruzione inglese, ma qui è perfetta!).
Per cui ogni persona di tale sistema che abbia il sospetto di essere resa obsoleta da qualcuno o da una nuova teoria, tende a reagire in modo violento e conservativo (per se stessa ovviamente) a innovazioni di qualsiasi genere e quindi ad opporsi a sistemi di pensiero che poggiano su ipotesi non confermate se non da un approccio logico ma non statistico/pragmatico/accademico.
Se si passasse invece ad un sistema funzionale orientato ad un bene olonomico, dove le competenze sono sottosistemi personali e chi ne è un latore è detentore di un plus organizzazionale, e chi è in grado di catturare e portare a funzionare nell'organizzazione questi plus viene considerato un manager di valore, lo stile di relazione organizzazionale (e non solo) potrebbe cambiare profondamente, inducendo a privilegiare un sistema che guarda più a ciò che l'organizzazione ha bisogno di ottenere invece del sistema che funziona odierno prevalente basato sulle gerarchie e relazioni tra le persone, poggiante su merce a rapidissima obsolescenza come la conoscenza tecnologica, quando come alternativa si potrebbe contrapporre la capacità di gestire innovazione tramite le persone che si avvicinano all’organizzazione e che vengono catturate dal suo sistema.

Management come gestione di uomini

Questo diverso concetto di relazioni (non di tipo feudale come spesso si vede in Italia) eviterebbe un fenomeno tipico delle organizzazioni, quello della rapida decadenza funzionale e tecnologica quando confrontato con il momento del decollo, quando l'organizzazione nasce per un impulso innovativo e utilizza ciò che di innovativo è disponibile sul mercato: la detenzione in esclusiva, con il rifiuto di riconoscere innovatori "di importazione" all'interno della propria struttura e le relative tecnologie da parte delle gerarchie organizzative "storiche" frena lo sviluppo e la sopravvivenza delle stesse organizzazioni, proprio a causa dell'allontanamento o tacitazione dei latori di innovazione, soprattutto se giovani di età o con idee completamente diverse. Il caso dell'informatica è uno dei più emblematici: le organizzazioni non vengono alimentate da competenze nuove a volte pure in conflitto o avulse dalle originali, come nei casi di Xerox, Nokia o Lamborghini che possiamo mettere in contrapposizione con le molte altre che sono affondate con le loro tecnologie diventate obsolete frutto di un fuoco di paglia.

5 giu 2017

Economia e industrie 4.0. Ma davvero?!


A volte quando sento parlare di Industria e sviluppo economico 4.0 rabbrividisco: facendo una valutazione dei benefici e degli scenari che si aprono con la maggior automazione e con una maggior consapevolezza di chi partecipa al processo produttivo il modello di cui si sente parlare oggi in continuazione sembra interessante, ma io mi pongo due semplicissimi quesiti:
 
1) dal punto di vista finanziario, come si comporteranno i grandi investitori di fronte al lento muoversi del payback economico? In questa fase in cui la speculazione sulle previsioni di successo delle imprese e dei vari start up la remuneratività economica per gli investitori finanziari è grandissima, ma con il procedere del tempo, quando i mercati cominceranno ad essere più stabilizzati e poi diventeranno maturi, il payback non sarà più così interessante e con il diminuire del circolante "di scommessa" immesso dalle banche centrali e dal sistema obbligazionario, l'economia degli acquirenti potrebbe cominciare a creare la tanto temuta periodica stagnazione.

2) come si comporterà l'ambiente e la disponibilità delle risorse? Infatti i processi produttivi automatizzati sono multi level, (intendo che le automazioni prevedono che anche le automazioni vengano prodotto con sistemi automatizzati e anche le loro automazioni, si pensi alle innovation farms incubatoi etc.). In una tale organizzazione del comparto produttivo i beni prodotti diventano commodities e quindi assumeranno il carattere di flusso continuo tra i punti da cui si estrarranno le risorse e i mercati finali, senza considerare mai in questo progetto futurista la questione delle risorse e degli scarti; ad esempio: cosa accadrà ai prodotti una volta terminata la loro vita operativa. Dove andremo a prendere le risorse di materiali di cui abbiamo bisogno? Cosa accadrà degli ecosistemi dove cercheremo di andare a prendere le risorse che l’economia pressata dalla finanza avrà bisogno di impiegare? Cosa ne sarà dell’economia quando si troverà a dover acquistare le materie prime da organizzazioni che fanno comunque capo agli stessi sistemi finanziari che le hanno lanciate a dover coattamente produrre milioni di unità di beni di consumo che richiedono oggi sempre più materiali rari e strategici che sono legati al dominio di intere aree geografiche?

Il modello della cosiddetta industria 4.0 (che nulla ha a che fare con l'industria 4.0 secondo Otto Scharmer et al. -  si vedano i vari corsi del Presencing Insitute tra cui in particolar modo Just Money -) prevede risorse di materie prime infinite e un mercato altrettanto infinito.
Posso prevedere che a questo mercato economico diretto, si integrerà – in un primo tempo - ma poi si contrapporrà un mercato di specializzazioni sulla persona con servizi dedicati, che saranno in gran parte organizzati in forme o di puro volontariato o di organizzazioni social che avranno lo scopo di ripartire oneri sui beneficiari e guadagni su una vasta popolazione che non avrà più un legame continuativo e solido verso un'economia reale e ancor meno un legame verso il sistema finanziario e monetario. Vi ricordate come si è formato il cristianesimo dei primi secoli?
A tutto ciò si affiancheranno energie alternative, ma soprattutto i sistemi economici alternativi, che verranno perseguitati (PERSEGUITATI: è corretto) dai governi in quanto generatori impliciti di un mancato pagamento di imposte atte a mantenere la macchina governativa e le sue spese, che saranno le uniche risorse per una notevole parte della popolazione. Fenomeni di anarchismo energetico o relazionale diverranno la norma. Economie non ufficiali diverranno il modo per molti di sopravvivere, creando circuiti sociali completamente avulsi dai sistemi di relazione come li abbiamo conosciuti fino a dieci anni fa: azienda, lavoratore, sindacati, banche stato/governo etc. e come continuiamo a pensarli oggi.
Saranno sostituiti da economie non ufficiali che si muoveranno sulla base della disponibilità di energia, lavoro, alimenti, servizi, sharing di qualsiasi cosa, ma in forme assolutamente scollegate anche con il grande sistema delle Start up che vediamo oggi.
Il sistema delle start up e la grande illusione dell’innovazione tecnologica infatti sono uno degli ecosistemi in cui tenere attivo quel sistema speculativo che anticipa per chi investe ora - e soprattutto per chi ha creato un sistema di investimenti organizzato - il possesso di ciò che potrà produrre high revenues nel prossimo decennio, per poi abbandonare le vuote carcasse a chi se ne sarà preso cura nella sola forma economica, di quei processi economici di venture capital avviati oggi, quando il mercato, come già detto più sopra , sarà diventato stabile e poi maturo.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

17 mar 2017

Migranti e L'Italia degli intellettuali (e non solo)

Questa è una risposta ad una serie di commenti ad un mio post su FB che il sito non vuole pubblicare per chissà quale algoritmo di identificazione ideologica!

ecco il testo da inserire:

Mi consento di andare giù un po' duro.
Il fatto che si possa dimostrare che il tizio abbia preso notizie da fonti varie, che il fenomeno è gestito da ONG etc. non cambia molti degli aspetti fondamentali del fenomeno:
- una maggioranza silenziosa (si diceva così una volta vero?) che avverte un disagio crescente tra la logica umanitaria imperante e stringente, nel senso che i termini del ragionamento portato solo in direzione della contingenza urgente degli interventi di salvataggio SEMBRANO corretti e non lasciano spazio a contradittorio senza apparire egoisti e xenofobi (vedi più avanti per la xenofobia)
- una quantità di migranti che sta aumentando proprio per le garanzie di soccorso prestate dalle organizzazioni umanitarie straniere e (strano) dalle unità della Marina Militare (dello stato Italiano, unico governo che agisce in prima persona)
- qualsiasi agenzia può leggere i dati e trarre le conclusioni che desidera (e soprattutto, che più le fanno comodo) e che possono essere in contraddizione con le conclusioni di altre, tratte dagli stessi dati.
- Sbarchi solo sul territorio italiano (non si sente di sbarchi in Spagna, ben più vicina ma assolutamente non incline a fornire aiuto)
- xenofobia non strisciante, ma ormai patente, non solo tra gli italiani ma anche tra le popolazioni che sbarcano. Stiamo imbarcando popoli che non ci amano perché non ci possono amare: non esiste nessuna popolazione in nessun momento storico in nessuna parte del mondo, che abbia amato un popolo diverso con cui si fosse mescolato e trovato a condividere spazi, mercati e a confliggere per punti di vista, ideologie e soprattutto religioni, basta leggere la bibbia per avere conferma antica quanto la tradizione.
Sicuramente non soffrono di xenofobia l'aristocrazia, i benestanti, i singoli, i viaggiatori, i turisti, i mercanti, i cani sciolti, coloro che vivono isolati senza una propria comunità con cui identificarsi, coloro che non hanno famiglia e vivono da individui, insomma chi è senza o non ha bisogno di un'identità sociale a cui fare riferimento per avere la garanzia istintiva verso la sopravvivenza propria e della propria progenie o del proprio gruppo di appartenenza; sarebbe giusto non essere xenofobi, ma questo non è per tutti, anzi per molto pochi; a quei gruppi si aggiungano le minoranze etniche senza capacità contrattuale: quando sono disperse e si sentono deboli rispetto al paese dove vivono, sono docili (salvo poi diventare aggressive e pericolose quando il numero aumenta sufficientemente). In tutti gli altri casi la territorialità è comunque presente, che lo si voglia o no e questa è legata al fenomeno della xenofobia, salvo un lavoro capillare e costante di acclimatazione tra le diverse culture (lavoro che in Italia manca del tutto, anzi lo troviamo così uncorrect che probabilmente nessuno nemmeno si sogna di proporlo). Un caso eclatante (non dimostrato)? Si sussurra che nelle valli isolate della provincia di BZ, l'intolleranza verso gli italiani da parte della componente di lingua tedesca giovane sia aumentata dopo la fine della leva obbligatoria che permetteva appunto ai giovani dei vari gruppi culturali di vivere assieme un anno e scoprire le affinità.
- è inutile fare dichiarazioni che sul piano razionale si muovono in una direzione (la multietnicità, l'accoglienza etc.) quando, data la situazione economica (si veda più sotto), le tensioni emotive del popolo autoctono stanno salendo sia a causa della sensazione di invasione ma anche - non meno importante - per il fatto che si ha la netta sensazione che per l'accoglienza vengano spesi più soldi che per i giovani o per l'aiuto alle famiglie.
- Senza parlare delle tensioni di chi arriva, di quali sono le profonde ragioni che hanno mosso molti dei migranti nel venire qui. Per molti - sono propenso a credere - non sono diverse dall'idea di avere un territorio da conquistare e da cui ricavare il massimo profitto (una specie di Far West), cosa sacrosanta se non fosse che la loro cultura sociale è completamente diversa dalla nostra e molto poco incline a fondersi con la nostra, soprattutto da parte di coloro che stanno arrivando ora, in massa, alla ricerca di un Eldorado, molto diversi da coloro che sono arrivati in anni passati. Il loro punto di vista sul significato della vita è sicuramente molto diverso dal nostro, noi siamo concentrati sulla nostra bontà nell'accoglierli, nel politically correct, loro penseranno probabilmente ad un nuovo futuro da conquistare in un paese di gente molle e svergognata: loro vengono dalla guerra, dalle donne velate che in gran parte stanno in casa! Noi siamo dei debosciati per come viviamo, per come le nostre donne si comportano etc. etc. non voler vedere e tenere conto anche di queste cose vuol dire comportarsi come struzzi! O forse pensate che loro si faranno conquistare dalle nostre domeniche ecologiche e dalla nostra passione di occuparci di cucina vegetariana, ecologia, social, musica, arte iconografica, visite a città d'arte piene di chiese etc, con il dictat iconoclastico della loro religione? Seriamente pensate che ci integreremo? (Vedi qui sotto per il loro futuro e più avanti per il nostro)
- siamo una nazione senza prospettive economiche (checché ne dicano gli indicatori economici di governo, altrimenti non avremmo così tanti disoccupati e soprattutto sottooccupati nelle fasce tecnologicamente meno avanzate). Stiamo imbarcando popoli a basso skill: cosa gli faremo fare nei prossimi anni? Pulirci il sedere quando saremo più vecchi? Questa è la prospettiva di esserci utili (cara Elena Rossi-Arnaud!)? Se non costruiamo un'economia di media e bassa tecnologia (e nessuno mai ne parla eccetto il sottoscritto, tutti ci sciacquiamo la bocca con "Excellence", Incubatoi, High tech et similia facendo così il gioco delle corporation della finanza delle ventures e della speculazione monetaria), ci prepariamo a renderli schiavi nell'agricoltura o di qualche vecchio/vecchia con l'Alzheimer o a spazzare i cessi di qualche ospedale! O peggio di guidare automezzi pesanti con lo stile di guida di quei paesi, visto che - credo - riconosciamo le loro patenti e il loro stile di guida disinvolto.
- quando non ci saranno prospettive economiche per costoro (non ce ne sono già oggi per noi, figuriamoci per loro - salvo posti da quasi schiavo - ) come saranno le relazioni tra coloro che abbiamo imbarcato e noi? Vi lascio immaginare dove sarà il prossimo Libano, nazione che negli anni '60 e '70 era molto ricca felice e prospera (sennò il buon Felicino Riva perché ci sarebbe andato?). Ciò che noi pensiamo sia oggi un male minore diventerà un male maggiore non solo per noi, ma anche per loro (ma soprattutto per noi! In questo caso mi sento egoista, spaventosamente e a pieno diritto egoista). Come direbbe un guru del pensiero sistemico: le soluzioni di oggi sono i problemi di domani! Allora cosa li traghettiamo a fare? per offrire loro 5 anni di rilascio delle tensioni ma di odio che si alimenta giorno per giorno affogati in un senso di inutilità e sicuramente di precarietà in cui quasi tutti costoro si trovano vivendo in questo limbo italico che non lascia speranze? Per poi rischiare di ripiombarli nel caos di una guerra civile - che non mancherà di arrivare entro qualche anno, se andiamo avanti così - tra loro e noi? perché? non avevamo abbastanza problemi? Si veda a tale proposito l'altro video del giovane a proposito dell'Islam (lo so è anche questo una bufala, come i libri della compianta O. Fallaci e le affermazioni di Magdi Cristiano Allam - ma è vero queste cose non sono vere, sono bufale, tutto ciò che non è pensiero ufficiale di sinistra è bufala!) Islam che ha sicuramente una estesissima maggioranza di persone miti e tranquille ma che ha mescolata anche una piccola ma consistente, efficiente ed ignota minoranza di "brigatisti" che, a differenza dei nostrani del passato che cercavano di portare a casa la pellaccia, sanno di doversi immolare pur di recare danno ai nemici della loro fede, cioè noi! I fatti recenti di Francia e Germania dovrebbero essere un piccolo campanellino di allarme! Ma noi ci concentriamo su cosa fare oggi senza valutare i problemi che stiamo accumulando e che faranno più vittime di quanti ne salveremo nei prossimi sei mesi (ma - direte voi - solo supposizioni! Ok Ipotizziamo!). E questi sono discorsi dai quali non si può prescindere, non fanno parte di un modello della realtà separato, oppure fanno parte di un modello della realtà che voi avete separato e che forse sarà il caso che ricongiungiate: gli eventi e i gruppi di persone che li popolano sono strettamente entangled!
- aiutarli ad atterrare in Italia, incentivando così gli imbarchi e aumentando così il numero dei morti invece che essere duri anche a costo di lasciare naufragare le prossime imbarcazioni e così fermare l'emorragia di persone dall'Africa e quel mercato degli imbarchi semi-sicuri verso l'Europa che continuano a fare migliaia di morti ogni mese (o centinaia, scusate, rettifico perché se no tutto il mio scritto diventa contestabile: ragionate come i Testimoni di Geova, vorrei che ve ne rendeste conto!) è esattamente uno degli strumenti per porre fine a questo mercato degli schiavi, della bontà, del sangue e delle speculazioni economiche su tali eventi.
- proviamo a guardare la realtà secondo uno scenario diverso: da domani nessuno aiuta più gli imbarcati e anzi vengono riportati al punto di partenza, tutti, nessuno escluso: il mercato si ferma immediatamente, così come da molto tempo nessuno si muove in direzione della Spagna!
- ma poi non è finita l'epoca dei rifugiati? ora sono quasi solo clandestini; e poi perché dover garantire loro il massimo della sicurezza? Sarebbe sufficiente una sicurezza semplice quale quella della Tunisia! Perché dobbiamo prenderci carico noi di un problema che affligge endemicamente una parte del mondo con cui storicamente siamo da sempre stati in lotta se non in guerra mortale aperta? Perché non offrire alla Tunisia 5€ al giorno per ogni rifugiato? Ne risparmieremmo 30! (non prenderete sul serio questo! è un paradosso: meglio spendere 35€ che rimangono in Italia che spenderne 5 che vanno all'estero, questa è economia!). Come fermare la speculazione che esiste (è inutile alzare la questione dei Buoni e ignorare che ci sono anche i Cattivi) attorno alla tratta degli immigranti e gli interessati appoggi politici (si fa per dire, meglio: partitici o addirittura di corrente!), di organizzazioni religiose e pseudo ONG che ci girano attorno?

Restano quindi aperti problemi di questo tipo:
- come arrivare a creare una convivenza con popoli che ci odiano, restando coscienti che anche noi non li amiamo certo e non li ameremo mai? Il tutto senza negarci il fatto che non possiamo amarli come invece accade alla gran parte di chi prende una incondizionata posizione a favore delle missioni di soccorso - accade il fatto di negarselo, non il fatto di amare -; negarsi un istinto non può fare altro che renderlo latente e quindi a rischio di esplosione: esplosione che paradossalmente a loro accade più contro i propri concittadini colpevoli di non condividere questa follia e che accade con una violenza che è sempre stupefacente in persone che si dichiarano così pacifiste e "democratiche"! La rabbia, il dubbio, la paura e la "missione per conto di dio" fanno il resto: danno quella arrogante sicurezza da lemming!
- come ri-creare un'economia - che abbiamo distrutto negli ultimi 15-20 anni - che possa dare lavoro e dignità a persone con skill inferiori ai nostri (in molti casi gravemente inferiori), oltre che con un concetto di dovere sociale nel campo del lavoro molto diverso dal nostro (si vedano i casi delle assenze anche prolungate e senza preavviso dal lavoro per ragioni di famiglia che affliggono molti rapporti di lavoro tra imprese locali e neo immigrati) e integrarli così in un sistema che li faccia sentire persone e non armenti allo sbando o - peggio - elemosinanti ai semafori dei tempi passati (avevate notato che essere stati duri a quei tempi aveva bloccato la tratta dei minori?)?
- come fare a creare condizioni e sensazione di legalità all'interno delle comunità immigrate facendo transitare come necessario il nostro senso di responsabilità sociale (se ancora ne abbiamo uno sopravvissuto alle ormai ventennali intemperie politiche, sociali, sindacali e della gestione della Res Publica, pardon "Res Neminis") senso di responsabilità sociale che ormai per noi è - quasi - connaturato, senza diventare vessatori colonialisti etc. e soprattutto senza sentirci tali per volerlo imporre?
Questi sono i problemi seri di cui occuparci ora e fermare l'onda che ci ha già quasi travolti e che, se non fermiamo, sarà di dimensioni e durata tali da non avere più l'energia per affrontare nessuno dei predetti problemi perché tutto il nostro sistema sociale, economico, di redistribuzione della ricchezza e - perché no? - della sicurezza nazionale, sarà stato travolto: allora sarà troppo tardi per tutti, noi e loro assieme a noi.

Siamo una nazione allo sbando dove tutti (la parte rumorosa) chiedono di spendere i soldi di tutti (a fronte di nessun beneficio se non sfavillante - e come tale fugace - e comunque di incerto o più precisamente nullo risultato), perché tanto non sono di nessuno; dove intellettuali - attanagliati da rimorsi da paese post-cattolico che si sente in dovere, da ricco, di dover elargire ricchi premi e cotillon (ma dove ricco, poi?) ma che peraltro non è mai stato realmente colonialista - decidono per le sorti del proprio paese senza fermarsi a valutare le conseguenze a medio e lungo termine di ciò che propugnano, solo perché oggi è importante per il loro ego - sofferente per la sensazione di inutilità nel rapporto Ego Vs Infinito/tutto-il-resto-del-mondo-e-dell'eternità che si subisce oggi - essere e sentirsi tanto social!
Mi viene in mente il video su un argomento non legato ma simile: https://www.facebook.com/bmwillrath/videos/1208942512475485


A voi intellettuali sia la vergogna!

Il danno sociale, lo scollamento tra la classe autedefinentesi intellettuale e la gente comune, sta in questo: la gente qualunque, anche se lo sente profondamente, non sa esprimere il disagio per la situazione presente a parole e non ha armi dialettiche per esprimerlo e in questo voi intellettuali siete assolutamente sleali e disonesti intellettualmente, perché continuate a ignorare le necessità e l'opinione di altri che non hanno un'arena pubblica come la vostra e una sufficiente capacità di esibirsi (a parte il becero Salvini e qualche altro!), solo e semplicemente perché avete l'arroganza di credere superiori le vostre ragioni rispetto a quelle di chi desidererebbe vedere il proprio paese preservato da tutto ciò! Voi non aprite il dialogo, voi imponete il vostro punto di vista zittendo tutti coloro che sentono di avere un sacrosanto diritto ad una porzione di egoismo da mantenere viva. E il tutto per cosa? per sentirvi superiori? Voi state demolendo ed offrendo pezzo a pezzo la vostra casa per dimostrare a voi stessi - e ad un pubblico che volutamente ignorate essere incerto ma di cui apprezzate il fatto di essere influenzabile/dialetticamente-coercibile - che siete persone migliori, anzi LE MIGLIORI e quindi con diritti e missione quasi divini.
In ogni caso ad ogni elezione democratica il malcontento verso le vostre ideologie oltranziste viene dimostrato con l'avanzare della destra; la cosa ridicola che noto è che quando la sinistra intellettuale parla di tali scornate incolpa i candidati di destra di aver vinto come se fossero arrivati ai seggi per furbizia e non per imbecillità dei partiti opposti che hanno spinto una ingente massa di persone votanti a scegliere un'alternativa a questo caos incipiente! Il fenomeno del nazismo in Germania negli anni '20 e '30 dovrebbe aver insegnato qualcosa, ma sembra di no!
Non abbiate paura! per ogni errore di strategia sociale la storia ne cancellerà i protagonisti come inutilia (scusate la ripetizione) e di loro (forse voi!) non resteranno che gli escrementi e le macerie in cui avranno trasformato tutto ciò che di bello avranno fagocitato! Un mucchio di macerie fumanti proprio di quelle cose di cui vi beate nei vostri viaggi intellettuali (cosa resta di Aleppo etc.?, cosa resterebbe di Roma, Milano, delle splendide pinacoteche, del David etc.?). Un bel futuro per chi non vede altro che il presente!

Ecco perché una delle mie frasi preferite coniata da me è: "Intellettuale? No grazie!" nonostante io sia cosciente di esserlo!

Tutto quanto ho scritto è una mia opinione, sono una voce solitaria, mi considero ancora di sinistra ma non mi sono mai considerato di questa sinistra; questa mia opinione nasce dal fatto di prendere in considerazione aspetti a più largo respiro e immersi in un orizzonte spazio/tempo molto più amplio di quanto normalmente accade e si sente; potreste obiettare che si trova sempre una soluzione, ma posso rispondere che molte civiltà sono scomparse perché non c'erano, perché non le hanno trovate ma molto più di frequente perché non si sono accorte del problema; non vorrei che la mia civiltà fosse proprio fra queste ma temo proprio di sì; non mi basta che qualche altro popolo verrà al nostro posto e continuerà la storia; io non sono una divinità, come molti - da cui ho sentito affermare una tale idiozia - inconsciamente credono di essere: divinità che stanno al di sopra del tempo e dello spazio e osservano le genti che migrano e si fanno la guerra, senza esserne toccati; io ho una vita che terminerà e con delle responsabilità verso i miei discendenti e il mio gruppo sociale!
Prima di tutto verso loro!
Certamente non verso degli imbecilli come voi!

1 mar 2017

Medicina ufficiale, Riduzionismo allo stato puro e il test di Ishihara

(Bozza, ma è già interessante!)
Non venite mai a dirmi che la medicina è una scienza: sta solo credendo di tentare di esserlo, ma è talmente indietro per la quasi totalità dei suo adepti da non rendersi conto, proprio per il riduzionismo (Vedi su Wikipedia) da cui è affetta, che la complessità in gioco è tale da poter forse avere un modello matematico di riferimento ma di tale livello e sicuramente così fuzzy da rendere tale disciplina non modellabile praticamente, né riproducibile, come la definizione galileiana di Scienza impone per potersi definire tale; potrebbe tuttalpiù essere osservabile da modello computazionale statistico (che non è propriamente la stessa cosa).
Gran parte del caos (altri direbbero "investimenti") nella ricerca oggi verte-a-creare/spera-di-utilizzare ingenti moli di dati per alzare tanto fumo e far credere che calcolare big data possa generare dal nulla un modello matematico di riferimento (una sorta di analisi di Fourier?). Accade anche di peggio: se un prodotto hard o soft (un tipico esempio sono i farmaci ed in particolare quelli psicotropi, ma il discorso vale anche per altre pseudoscienze con soluzioni sociali o economico/finanziarie) ha un effetto - uno qualsiasi, intendo - su un particolare sistema, si studia come rendere indispensabile quell'effetto sul sistema stesso per poterne sfruttare il potenziale economico e il mercato che si potrebbe venire a creare (mai dimenticare che dietro a tali aziende ci sono grandi fondi speculativi a caccia di utili grandiosi, di cui molti siamo promotori inconsapevoli quando acquistiamo titoli). Non per nulla l'annuario di psichiatria è passato dalle poche pagine degli anni '80/'90 alle molte centinaia di oggi (quando avrà tempo vi troverò i dati), dato il fiorente mercato dei farmaci specifici e i vari simposi periodici hanno delle sponsorizzazioni milionarie.
Il tutto poi è riconducibile problema delle classi P e NP


Lo spunto a decidermi ad accennare a ciò (questa bislacca teoria non nasce da ciò che vado a raccontare, ha fatto nascere solo il desiderio di scriverne qui due righe) mi è nato ripensando al mio pessimo rapporto con il test di Ishiara, quello delle figure qui sotto, che si affronta per il rinnovo della patente: è uno dei tanti esempi di pseudo scientificità di uno dei tanti rami della pseudoscienza medicina accadutimi.
Faccio una premessa per poterne parlare male a ragion veduta: per confermare come il mio sistema vista ed interpretazione delle immagini funzioni bene, da sempre sono stato un killer nel ricomporre i puzzle anche da 5000 (cinquemila) pezzi; una straordinaria capacità di trovare il pezzo giusto memorizzando le nouances di colore dei confini che mi interessava integrare col nuovo tassello; questo la dice lunga sulle mia capacità di percepire i colori e le loro le nouances ed anche di memorizzarle.
Dall'altra parte non sono mai riuscito a vedere i famosi numeri nelle immagini dei testi di Ishihara (oltre la 5° 6° figura) quello usato dalle motorizzazioni per verificare se sei daltonico o meno, per intenderci questo:

Il risultato (è accaduto anche di recente all'ultimo controllo per il rinnovo della patente) è che rischio sempre di essere "bocciato" perché l'oftalmologia continua a credere che la capacità di discriminare i colori della famiglia dei rossi da parte dei coni della retina (o chi per essi) debba NECESSARIAMENTE attivare un pattern neuronale specifico in grado di generare la discriminazione di forma che dovrebbe farmi riconoscere il numero in questione.
Purtroppo per me i miei neuroni sono più interlacciati di quelli di ogni oftalmologo fedele epigono di Ishiara che io abbia incontrato finora e che continua a propormi questo test restando inorridito quando scopre che non sono in grado di risolverlo.

Di fronte alla contraddizione tra Puzzle e Ishihara ho cominciato a fare una valutazione sistemica della cosa e a valutare che l'idea sottostante Ishihara è riduzionismo allo stato puro (si veda il significato di Riduzionista su https://it.wikipedia.org/wiki/Riduzionismo_(filosofia)) e cioè che è una idiozia pensare che la incapacità di percepire le figure nascoste derivi da un'incapacità dei coni etc. della retina di percepire i colori corretti.

Orbene ho formulato un'ipotesi alternativa: se i miei coni non hanno questa capacità di attivare un possibile sottostante sottosistema neuronale/neurale bidimensionale di riconoscimento delle immagini limitatamente al pattern dei rossi (o anche dei verdi) per ricollegarlo a pattern noti non-solo-rossi (ad esempio i classici caratteri di stampa solo neri), forse è solo una questione di apprendimento del mio sottosistema neuronale che resta isolato da altri (quello capace ad esempio di riconoscere i caratteri da stampa in monocolore), e forse è solo questione di esercitarlo un po' ad estendere la sua capacità di connessione o forse, vista l'intelligenza degli oftalmologhi incontrati, di ridurlo ad attivarsi anche in presenza della sola eccitazione dei coni del rosso.
S
to quindi iniziando da qualche giorno a provare ad esercitarmi al test di Ishihara nei vari livelli e con mio immenso divertimento, sto scoprendo che non solo riesco a vedere i numeri (per il momento solo delle prime 8-10 tavole e di qualche altra qui e là), ma posso vedere - se lo desidero e mi resetto in pochi istanti, come si fa con immagini di questo tipo
FrogHorse- i colori da vista normale e da vista daltonica, a mia scelta!
Allora gli oftalmologi incontrati (oftalmologia => Medicina => Scienza, un sillogismo che non esiste!) non hanno ancora capito che il riconoscimento delle immagini non avviene nell'occhio, ma più probabilmente (almeno così sembra da recenti studi svolti negli ultimi 4 secoli!) che avvenga nel cervello!
Eppure si ostinano a pensare che io sia daltonico solo perché non risolvo Ishiara o perché non so decidere se inserire alcune tonalità di turchese tra gli azzurri piuttosto che tra i verdi chiari. La loro opinione è legge, questo è ciò su cui si basa molta della medicina odierna!


... e poi, perché esercito la mia neurologia a leggere i numeri di Ishiara? Non voglio mica un cervello che funzioni come quello di un oftalmologo!