5 mar 2006

Stipendi bassi dei Ricercatori italiani

Lo spunto

Stavo leggendo stamattina su Le Scienze la lettera di uno studioso che si lamentava dell'apparente scarso interesse che lo Stato ha per la ricerca - e si noti bene che dico Stato e non Governo, perché l'atteggiamento è lo stesso da sempre, qualsiasi sia stato il colore di chi ha governato - e della sottovalutazione del rapporto costo/beneficio nel campo della ricerca e più in generale dell'educazione.  

Considerazioni preliminari

Facciamo alcune considerazioni di carattere generale e distribuiamo le colpe - perché di colpe si tratta e non solo di responsabilità - a chi deve accollarsele.
Siamo in un paese - che non è una nazione e tanto meno uno stato - dove si guarda nel piatto del proprio commensale: in ogni piatto qualcuno aveva messo un solo pezzo di pollo, e il pollo come si sa - anche se ormai stiamo cominciando a dimenticarlo dato il panico generato dalla nostra amata stampa (epoca dell'influenza aviaria) - ha il petto, la coscia, l'ala, il collo e così via; non è fatto cioè di parti tutte omogenee. Bene, in Italia il commensale ha cominciato a sentirsi defraudato per non aver ricevuto - a suo dire - un trattamento pari a quello del suo vicino e ha cominciato a pretendere non tanto un cambio di parte, quanto piuttosto un'integrazione. La mensa cioè si è trovata costretta col tempo e le pressioni politiche a distribuire mezzi polli per evitare disparità.
Dal punto di vista filosofico, l'assoluta parità di diritti è un concetto cardine della modernità, da un punto di vista sociale la parità di diritti deve fare il paio, o meglio essere una conseguenza, della parità di doveri.

Ma siamo in Italia

In Italia questa idea non ha mai fatto breccia. Confortati da un buonismo esagerato, suffragato dalla nostra visione più melensa e lassista di cattolicesimo da libro Cuore, ci siamo sempre schierati per la difesa del più debole cui è richiesto null'altro che di essere l'altare su cui immolare il nostro senso di colpa per il benessere nel quale viviamo: mai abbiamo chiesto al debole - e tanto meno preteso - di essere il motore primario della sua emancipazione.
Pensate se, fermi a un semaforo e con una "vecchietta moldava" che vi chiede l'elemosina, vi potete sentire a vostro agio con un obolo di soli 10 c€.
Eppure nel giro di un'ora la vecchietta può raccogliere lo stesso, anche con tale obolo, una cifra che la può sfamare ma sicuramente non una cifra che può arricchire la malavita che le sta alle spalle e che noi incentiviamo più della ricerca (solo a titolo di promemoria: i soldi in eccesso che noi diamo alla vecchietta, dopo essere finiti alla malavita, non vengono investiti in ricerca).

Anche i privilegiati hanno una mamma

L'incredibile è che lo stesso principio viene applicato anche alle categorie privilegiate, sia in termini di guadagno che in termini di mantenimento delle guarentigie: vogliamo parlare dell'Alitalia cui ogni contribuente italiano volante/volente o no ha forzosamente versato ben 50 € per una compagnia in cui si viene trattati - per essere buoni - con sufficienza e rifocillati con pasti che nulla hanno a che fare con la vantata qualità della cucina italiana forse  un pochino meglio solo dei pasti che China Western serviva nei primi anni '90?
Eppure nonostante la crisi economica non siamo riusciti a scalfire la corazza che protegge il lavoratore che in Italia, come principio, è essenzialmente uno stipendiato/salariato e poi, eventualmente, un fornitore di prestazioni.
La sola idea di lasciare senza stipendio una persona (definizione che si addice per molti di più del termine lavoratore) ci crea una morsa allo stomaco.

Questa è la situazione

Al lavoratore non è chiesto alcun impegno; ma se nessun impegno viene immesso nel lavoro non si crea quel delizioso PLUSVALORE tanto amato dalla sinistra e dai sindacati, plusvalore con cui ci si possono concedere beni di lusso e la ricerca è un bene di lusso perché guarda al domani, anzi al dopodomani.
In Italia invece non si guarda al dopodomani e nemmeno al domani, altrimenti ci si scandalizzerebbe che ci siano persone che vanno in pensione a sessant'anni (anche se con duri 40 anni di lavoro!) con mensilità che spesso sono vere e proprie elargizioni della Previdenza Sociale: il calcolo della pensione erogata non viene fatto sulla previsione di vita media in relazione ai contributi versati, NO! perché non è morale fare dei calcoli che colleghino un dramma come la morte ad una questione di denaro: la pensione erogata è un calcolo sindacale astratto con rivalutazione del 17.8% per anno. Francamente non so come siano riusciti a ottenere questa rivalutazione del capitale versato in questi ultimi 4 anni di crisi (era il 2006, oggi nel 2014 direi: ultimi 12 anni di crisi) (non accenno minimamente alle baby pensioni o a quelle fasulle di invalidità perché banali: si commentano da sole).

Ricerca scientifica? Ma dove?!

Ma poi quale ricerca scientifica volete avere in un paese in cui la cultura viene diffusa dalla RAI, dove da un quiz tipo Rischiatutto si è lentamente arrivati ad un coso come Affari Tuoi che piace perché dà al pubblico l'impressione di assistere finalmente ad un quiz in cui si sente intelligente in quanto capace di rispondere a tutte le domande e per il quale si possono finalmente sprecare grandi discussioni di strategia e tattica per il raggiungimento del premio fasullo. Lì ci si sente esperti come nel calcio… il Calcio… spero che tra i ricercatori non ce ne sia uno che si interessi di calcio, o meglio spero che osteggino con veemenza tale fenomeno, drenatore di perspicacia e di denaro.

La RAI!

Se c'è una ragione per cui spero che vinca la sinistra è che Berlusconi ha le mani legate per ripulire quel covo di abissale ignoranza e mediocrità che è la RAI.
Qui i giornalisti sono così … inutili - sì diciamo inutili per non passare alle offese - che sono capaci di dare solo notizie inutili, come quelle vacanziere e ben remunerate che provengono da Londra, perché i nostri 3000 giornalisti e affini RAI (contro i soli 4000 della CNN) sono pagati bene, sono in gruppo, sono rimborsati anche se, per fare servizi di costume, si destreggiano (volevo usare il termine ..zz.) in luoghi prevalentemente ameni. Pensate che sono pagati bene anche se riescono a dare gioiosamente notizie di eclatanti risultati di nostri ricercatori che lavorano negli Stati Uniti; gioiosamente perché non si rendono nemmeno conto, i deficienti, che bisognerebbe listarsi a lutto ogni volta che l'intelligenza italiana produce introiti - perché di fondo solo di questo si tratta: INTROITI - in un'altra nazione. E con quegli introiti si pagherebbero la    Ricerca, le Pensioni, la Sanità, si troverebbe forse anche, alla vecchia moldava, una stanza che non gestita dalla criminalità.

Italici Hidalghi

Ma per noi italici hidalghi il pensiero deve essere puro: nei centri di ricerca fino a poco tempo fa raramente si è pensato che le royalties avessero importanza, ben più importante era la pubblicazione, la citazione che alzava la graduatoria del ricercatore e che poi spesso si rivelava null'altro che una bufala di citazioni concatenate e incrociate; mai si è pensato fino a un anno fa che chi ricercava dovesse avere un interesse diretto nel risultato economico della propria ricerca, anzi la cosa scandalizzava la morale purista poi mortificata nel portafogli: ed allora via dall'Italia, oppure tutti dentro la scuola, senza una preparazione didattica e, quel che è peggio, senza un amore per essa. So di molti studenti traumatizzati nelle materie scientifiche da pazzi genialoidi che sono riusciti solo a spaventare i propri allievi per l'astrusità delle lezioni tenute, grandi esibizioni di frustrazione e di spreco di intelligenza.

L'impresa: in mediocritas stat virtus

E non è che l'industria e l'imprenditoria italiana siano un serbatoio di posti di lavoro per chi è un ricercatore: da una parte entrambe sono sempre state imbrigliate dai problemi sindacali e dall'altra la piccola e media industria - fino a poco tempo fa il maggior serbatoio del lavoro produttivo, quello che, anche quando evade, produce tasse e ricchezza - raramente ha capito il significato della frase "essere in pieno possesso della tecnologia", cioè quel "conoscere a fondo" il proprio prodotto: il sintomo più rilevante di ciò è l'estremo calo di iscritti nelle materie scientifiche e l'incremento mostruoso - ben oltre le necessità - di iscritti a facoltà correlate al Marketing, advertising, managing e altre che permetteranno a molti nostri giovani di essere disoccupati senza nemmeno la prospettiva di trovare lavoro presso un centro di ricerca estero. E questo perché non ci sarà lavoro per un markettingaro italiano se non ci sarà un'industria italiana, e non ci sarà industria italiana visto che oggi non c'è ricerca e soprattutto se non si cambia mentalità. Non è il pezzo di ferro o l'abilità del venditore che permette ad un'azienda di vivere ma la capacità di dare una risposta ad una necessità di mercato. E non sono i mercati da deficienti, della moda e del turismo di tipo riminese (con tutto il rispetto e la mia ammirazione per la serietà imprenditoriale dell'industria turistica riminese uno dei pochi esempi di serietà e integrazione economico sociale ambientale) che danno risposte al mercato, ma le tecnologie, la cultura in senso lato e quindi anche scientifico e il senso del bello.
Pensate che in molte industrie italiane di media tecnologia spesso gli ingegneri occupano posti di vendita, mentre la direzione tecnica viene tenuta da periti e la progettazione viene fatta da disegnatori diplomati: gli ingegneri adibiti alla vendita!!!

Il pezzo di ferro è tutto

Insomma il pezzo di ferro è tutto: che spazio ci può essere per la ricerca se un generatore di pensiero viene adibito alla vendita? Che spazio ci può essere se per produrre un pezzo di ferro ci vogliono solo delle mani (questo è il concetto principe per molte imprese). Che spazio ci può essere per la ricerca se è più importante ricevere finanziamenti che produrre risultati. Che spazio ci può essere se in grosse holding ci sono dipartimenti che si occupano di rastrellare finanziamenti e questi finanziamenti sono talvolta erogati anche a fronte di ricerche fatte da altre entità che nulla hanno a che fare con chi riceve i soldi. Il meccanismo è molto semplice: uno stupido mette a punto un prodotto, non lo brevetta perché in Italia è più protettivo non fare sapere che brevettare, non chiede i finanziamenti perché costa di più trovare un patrocinatore del vantaggio del finanziamento stesso. Bene quel progetto ha lo stesso valore di un portafogli lasciato sulla strada, il primo che lo vede e che è in grado di afferrarlo, lo fa suo.
Che senso ha spendere soldi per la ricerca se i diritti basilari della proprietà non sono garantiti da nessuno se non in campo entertainment. Se io fossi un imprenditore e avessi bisogno di costituire un piccolo centro di ricerca in Italia non sarei nemmeno tutelato con un patto di non concorrenza e men che meno sarei tutelato nella violazione dei diritti di proprietà intellettuale; quanto tempo ci vuole ad un cittadino, imprenditore normale, per ottenere soddisfazione legale? Se il lasso di tempo per ottenerla è tale, quale nemmeno osiamo confessarci, dov'è la legalità, principio cardine di una società in cui esista il diritto e quindi lo sviluppo: bastano i 180 o 360 gg con cui lo stato assolve ai suoi doveri di debitore? Magari fossero solo 360 gg per avere anche giustizia!

L'High Tech del cellulare!

La ricerca in Italia oggi si fa sulle nuove tecnologie dell'informatica e delle telecomunicazioni, lì è giusto che vadano i finanziamenti lì, nei telefonini, una delle nostre principali voci nel PIL, seconda credo soltanto agli alimenti, al carburante e forse al calcio.
Parliamo delle banche che agiscono come Les Corbeaux, che sono prone ai grandi potentati e temerarie con i piccoli? O dei lavoratori bancari che si sentono vittime della loro matrigna azienda, una piovra potente che li obbliga ad avere delle performance produttive a cui non sono mai stati abituati.

Cosa facciamo domani?

…diamo uno stipendio a tutti anche se nessuno produce pane? Perché tanto nel nostro sistema non ha importanza che si produca pane, anzi si può guardare con disprezzo quel qualcuno così immorale che pensa solo a guadagnare sul cibo e farci pure dei soldi. E poi alla fine basta essere in tanti: per male che vada si dà l'assalto al forno delle Grucce, oggi non solo si rimane impuniti, ma si trova senz'altro qualcuno - sindacalista o politico e senz'altro molti giornalisti - che ti assolveranno e troveranno qualche diritto leso della moltitudine dei lavoratori giustamente irosa.
Fermiamo le centrali elettriche inquinanti non solo quelle nucleari ma anche quelle che producono i Nox; fermiamo la circolazione dei camion nelle valli delle montagne perché inquinano, non usiamo i pesticidi, e andiamo tutti in bicicletta, mandiamo tutto su rotaie anche se arriva un mese più tardi, lasciamo la Sicilia un'isola felice (dove la verdura fresca spedita da là impiega 12 ore per attraversare lo stretto e dove qualunque camion può essere tracciato nel momento dell'attraversamento), non finanziamo le centrali eoliche brutte, pterofraghe e rumorose (terribili inquinatrici sonore e assassine di uccelli!!), perché qualcuno -sedicente ecologista che ha investito i suoi risparmi in azioni o imprese che operano nel fotovoltaico - ha voce in merito.
…oppure liberalizziamo alla selvaggia: eliminiamo tutti i finanziamenti che danno potere a chi li eroga, alimentando i grandi e soffocando i piccoli. Lasciamo che il lavoro se lo trovi chi è capace di averlo e rinunciamo:
  • all'ecologia finta che manda a pagamento i rifiuti in Germania e che dice "poverini" a chi non ha risorse ma rifiuta di impiantare un (orrido e ridicolo termine!) termo-valorizzatore,
  • alla sanità distribuita a pioggia che per molto tempo ha avuto l'intenzione di introdurre i farmaci generici ma non lo ha fatto
  • ai poveri taxisti che con quello che hanno pagato la loro licenza non puoi liberalizzare loro il mercato e lasciare che i prezzi calino secondo leggi di mercato e non secondo un accordo che potrebbe benissimo cadere sotto l'antitrust, poi del resto è così bello viaggiare in Mercedes!
  • Ai privilegi di tanti altri che hanno un privilegio che non dà più la stessa ricchezza di una volta e che protesta perché non può più permettersi il caviale
 

I Tassisti-ricercatori

A tale proposito, perché voi ricercatori non vi fate fare una legge con cui per 6 mesi fate i taxisti e per 6 mesi fate i ricercatori, in Russia molti ingegneri e fisici sopravvivono così: anche là la ricerca ha dei problemi.
Cosa facciamo? Non ne ho idea; le masse ed anche i piccoli gruppi non rinunceranno mai ai loro privilegi e arriveranno alla guerra civile piuttosto che vedersi tassati i cellulari od obbligati ad abbassare la temperatura di casa da 26°C ai 19°C e ci sarà sempre qualcuno che lancerà un Don Quichote contro qualche mulino a vento per intascare soldi col fotovoltaico o che aizzerà un pelide Achille o un cieco Sansone a proprio danno pur di dimostrare il valore dell'inutile idea che gli farà da guida.
Ma soprattutto ci sarà qualcuno, appoggiato politicamente, pronto a guadagnare con un'impresa achea di pompe funebri o vendendo blocchi di marmo filisteo d'occasione e sicuramente molti Omero che faranno i soldi tessendo le lodi ed esaltando gli ideali dell’inutile scempio.

Viva l'Italia!

Questa è l'Italia che tutti noi abbiamo creato e voluto, è l'Italia del mezzo pollo per non creare disparità, è l'Italia degli ornifagi che ignorano volutamente se gli ultimi della fila, cioè le giovani generazioni, avranno almeno un'ala da mangiare e che si scusano davanti a sé stessi dicendo che tanto anche tutti gli altri fanno lo stesso. E' l'Italia che si dimentica che i soldi sono solo l'espressione della ricchezza creata e che all'amico perdona tutto compresa l'immoralità di una pensione usurpata, è l'Italia che si sta avventurando su un terreno di spese sociali che non si può permettere, E’ l’Italia che mette a posto la sua coscienza con il buonismo, l’egualitarismo, la giustizia sociale a pioggia: è l’Italia che non pensa che esiste il domani con cui fare i conti, è l’Italia che non ha più costruito opere faraoniche perché siamo un paese di singoli individui e a nessuno di noi interessa più esprimere il proprio orgoglio attraverso un ponte sullo stretto di Messina, a nessuno di noi interessa più costruire il Duomo di Milano o San Pietro o San Marco, non ci interessa nemmeno più farne manutenzione, figuriamoci costruirli.

Plusvalore: vituperio delle genti!

L’egualitarismo non produce plusvalore, e senza il plusvalore non si crea il futuro, il plus valore è il grasso dell’organismo cui attingere nel momento dello sforzo o del digiuno. Chi fa ricerca e costruisce il domani non deve avere pietà per l’oggi e non deve vivere come una colpa il fatto di essere intelligente, colpa che espia accettando con la propria scelta politica, acritica e assolutamente irrazionale, l’uguaglianza indistinta dei diritti non comprendendo che per molti, cui tale uguaglianza è destinata, in realtà essa ha reale valenza di privilegio. Chi fa ricerca non dovrebbe accettare la nostra sinistra che fa una politica demagogica di sperpero; e invece tutta l’INTELLIGHENZIA italiana (e qui vi meritate l’obbrobrioso termine) vi fa riferimento, tutta la scuola insegna la cultura di sinistra; tutti vivono un presente continuo in cui il futuro non ha posto e soprattutto non ha posto la resa dei conti (in senso letterale del termine) che porterà un saldo negativo sempre più pesante che sarà pagato dai nostri figli: quando gli ultimi commensali stanno per uscire alla chetichella dalla trattoria, l’oste resta gabbato se non afferra gli ultimi avventori!

Una morale tutta italiana

E la morale deve imparare anche a fare i conti con i numeri, perché l’usurpazione di mille euro da parte di un milione di persone è più dannosa dell’evasione fiscale di un miliardo di euro da parte di una sola entità, perché è indice di malcostume generalizzato e di corruzione diffusa e soprattutto perché è quasi impossibile in questa democrazia da libro Cuore, tornare sui propri passi senza scatenare la giusta (così crede il popolo) indignazione popolare.
 
Con tutte le masse di lavoratori e di pensionati con i loro diritti come volete che una ridicola e sparuta minoranza di scienziati (uso per la prima volta questo usurato termine) possa avere delle pretese; in Italia lo stipendio non è frutto di una capacità, bensì di una contrattazione. Quale potere contrattuale volete avere se state lavorando per il dopodomani e stasera c'è la partita di calcio e non so se lo stipendio mi basta per acquistare una ricarica di Sky!
Chi si ricorda più de La repubblica di Platone?
 
 
 

PS

Ho già ricevuto qualche commento tra il positivo e il censorio, vorrei specificare un punto, che sicuramente ha scandalizzato una certa tipologia di benpensanti: mi riferisco al miliardo di Euro contro un milione di mille Euro. Ci sono due fattori importanti, uno di ordine morale e uno di ordine pratico. Se un milione di Italiani si appropriano di mille Euro è malcostume, vuol dire che almeno una famiglia su venti che frequentate normalmente non ha senso morale verso la società, e ciò è grave, anzi gravissimo; mentre se uno solo si appropria di un miliardo è un unico ladro (possono esserci anche mille ladri da un milione, ma sono ladri).
A ciò si può aggiungere che la scomparsa di un miliardo di Euro non è poca cosa e presto o tardi può essere rintracciato, mentre il malcostume tende invece a diffondersi e quindi a creare sperpero e disuguaglianze che vanno a colpire solo le parti più povere della società, quelle in cui una equa distribuzione di risorse può fare la differenza tra il suicidio e la sopravvivenza. Ecco perché è scandaloso il sistema pensionistico italiano, perché non è equo ed è distribuito su molti milioni di beneficiati.
Pensate ad esempio ai dipendenti del "pubblico impiego" (chissà poi perché si parla di "pubblico impiego" e non di "pubblico servizio"?): sono oggi oltre i quatto o forse oltre i cinque milioni, non possono più andare in pensione con quindici anni sei mesi e un giorno, ma con poco di più; coloro che ne hanno usufruito hanno lavorato poco e percepito mediamente almeno venti anni di pensione pari a quasi il loro stipendio.

Le cifre dei pensionamenti

Le cifre? 500.000 pensionati di quel tipo (in realtà molti di più) x 25.000€ lordi/anno (in realtà molti di più) = 12.500.000.000 (se non sapete leggere bene gli zeri sono 12 miliardi e mezzo).
Se le cose fossero eque con circa tre/quattro anni di lavoro si dovrebbe poter pagare un anno di pensione; quindi con 15.5 anni (concediamo il giorno) di contributi e 18 anni di pensione (dai 60 anni fino alla morte secondo le statistiche) loro dovrebbero avere una pensione pari 28% del loro stipendio; quindi stanno percependo circa 1800€ al mese lordi più del dovuto. Di quei 12.5 miliardi di EURO ne stiamo regalando quasi 10.
Vogliamo parlare delle baby pensioni date a cinquantenni spesso quadri aziendali dove il calcolo deve considerare dai 20 ai 30 anni di pensione con solo 25/30 anni di contributi e mandati in pensione a cinquant’anni (e quindi a carico della collettività, cioè nostro, di cittadini) per non licenziarli? Io, ho adesso cinquant’anni e mi pare di essere a metà della mia vita lavorativa!

Se non puoi tradurlo in moneta sono solo chiacchiere

Questi sono fatti, perché riguardano soldi e cifre, il resto sono solo idee, chiacchiere, malafede, buonismo, rincoglionimento sociale, demagogia della più vecchia e viscida: PANEM ET CIRCENSES.
Poi, se ancora adesso non siete almeno parzialmente d'accordo, i casi sono due, o siete gli ultimi Bolscevichi rimasti (una specie che continua a sopravvivere in Italia mentre si è estinta anche nelle zone di origine!) oppure vi consiglio caldamente di piantarla con la morale a metà strada tra RobinHood e l'esproprio proletario e fare una seria considerazione sul vostro comportamento di singoli: rivedete la vostra morale sostituendo il pensiero "ricco = ladro" associato a  "io = buono" (anche se rubo: io lo fo per necessità) con il pensiero "lui ruba = ladro" associato a  "se anche io rubo = anche io ladro".
La società è un insieme composto da ogni singolo individuo, compresi voi, collegato da dinamiche di interazione vicina e lontana, quasi sinaptica: ciò che accade qui e oggi ha una rispondenza praticamente ubiquitaria.
Non solo nell'oggi ma soprattutto nel domani.

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